In un'affollatissima Sala Sighinolfi lo scorso giovedì 31 agosto si è tenuto a Nonantola un interessantissimo dibattito sulla proposta di Legge Urbanistica varata a febbraio dalla Giunta della Regione Emilia Romagna.
L’evento è stato organizzato, d'intesa con l’Amministrazione Comunale, dall'Osservatorio Ambientale del Comune di Nonantola, un organismo composto da cittadini ed amministratori locali.
È stato un confronto serrato, condotto da esponenti politici e tecnici che, nonostante le diverse visioni sul testo di legge, ha evidenziato la convinzione unanime della necessità di modifiche sostanziali al testo di legge e alcuni relatori hanno sottolineato anche come la "schizofrenia" e la "nocività" delle nuove norme indeboliscano le amministrazioni locali, sia nei processi di pianificazione urbanistica che nella gestione regolamentare degli interventi edilizi.
Partendo da obiettivi sicuramente condivisibili — la riduzione del consumo di suolo ed il riuso e la rigenerazione del territorio urbano — il legislatore regionale sostituisce la buona prassi della pianificazione urbanistica improntata alla tutela del territorio e alla regolazione del suo uso, con una vaga definizione di una "strategia per la qualità urbana" che aumenti "l'attrattività" e la "competitività" del territorio.
Per realizzare tali obiettivi, il legislatore propone di "semplificare le procedure e i contenuti del piano" e di demandare ai cosiddetti "nuovi accordi operativi" la definizione della disciplina urbanistica di dettaglio.
La nuova legge prevede infatti che si saltino tutte le fasi di definizione, a livello locale, del quadro conoscitivo e quelle di confronto fra enti nella conferenza di pianificazione, per arrivare alla definizione di un generico Piano Urbanistico Generale in cui è proibito ai Comuni di "stabilire la capacità edificatoria, anche potenziale, delle aree del territorio urbanizzato e di quello urbanizzabile, né dettagliare gli altri parametri urbanistici ed edilizi degli interventi ammissibili".
In pratica, l'intervento urbanistico si realizza attraverso processi di rigenerazione urbana regolati da accordi fra le parti, ossia trattative negoziali tra il soggetto promotore privato e l’ente locale che, per rendere economicamente vantaggiosa l'operazione, potranno prevedere nuove edificazioni in ambito extra-urbano se "necessarie per attivare interventi di rigenerazione di parti significative del territorio urbanizzato a prevalente destinazione residenziale".
Se i rischi di un annullamento della capacità pianificatoria del Comune sono reali, altrettanto reali sono i rischi di una vanificazione dell'obiettivo dichiarato di riduzione del consumo di suolo, visto che nei 3 anni successivi all'approvazione del nuovo piano urbanistico sarà possibile realizzare tutti gli interventi urbanistici non ancora realizzati previsti dai precedenti piani urbanistici: per quanto riguarda Nonantola parliamo di 75mila mq di nuova edificazione.
Di questi rischi, pare, se ne stia accorgendo anche il legislatore regionale: il Sindaco di Minerbio, intervenuto nel confronto, ha annunciato che saranno presentati nei prossimi giorni emendamenti al testo; attenderemo di leggerli, ma temiamo che non aggiusteranno una legge sostanzialmente sbagliata sia negli indirizzi che nell'architettura.
Sinistra Italiana - Circolo di Nonantola ringrazia l'Osservatorio Ambientale per aver costruito un momento pubblico di informazione e di confronto e trae dalla discussione la più forte convinzione che la proposta di legge regionale vada profondamente cambiata, perché i processi di trasformazione del territorio devono essere sempre governati dall'Ente Locale e non determinati dall'iniziativa privata e perché c'è bisogno di un sistema, semplificato e trasparente, di regole urbanistiche ed edilizie condivise, ma non di una totale deregulation. La proposta di legge varata dalla Giunta regionale, annullando di fatto la disciplina urbanistica, rischia infatti di consegnare al privato le chiavi della città ed in mancanza di un piano urbanistico prescrittivo gli Amministratori locali si dovranno limitare ad approvare le proposte dei privati senza poter svolgere quel ruolo di guida che loro spetta, per svolgere il quale i cittadini li hanno eletti.
Entrando nel merito della proposta di legge, Sinistra Italiana segnala i punti più controversi e pericolosi:
Sinistra Italiana è impegnata su tutti i fronti a contrastare questa proposta di legge, anche attraverso Ordini del Giorno da discutere nei Consigli Comunali e nelle Assemblee elettive, affinché sia largo il movimento che chieda sostanziali cambiamenti di fondo.
Nonantola, 14 settembre 2017
L’evento è stato organizzato, d'intesa con l’Amministrazione Comunale, dall'Osservatorio Ambientale del Comune di Nonantola, un organismo composto da cittadini ed amministratori locali.
È stato un confronto serrato, condotto da esponenti politici e tecnici che, nonostante le diverse visioni sul testo di legge, ha evidenziato la convinzione unanime della necessità di modifiche sostanziali al testo di legge e alcuni relatori hanno sottolineato anche come la "schizofrenia" e la "nocività" delle nuove norme indeboliscano le amministrazioni locali, sia nei processi di pianificazione urbanistica che nella gestione regolamentare degli interventi edilizi.
Partendo da obiettivi sicuramente condivisibili — la riduzione del consumo di suolo ed il riuso e la rigenerazione del territorio urbano — il legislatore regionale sostituisce la buona prassi della pianificazione urbanistica improntata alla tutela del territorio e alla regolazione del suo uso, con una vaga definizione di una "strategia per la qualità urbana" che aumenti "l'attrattività" e la "competitività" del territorio.
Per realizzare tali obiettivi, il legislatore propone di "semplificare le procedure e i contenuti del piano" e di demandare ai cosiddetti "nuovi accordi operativi" la definizione della disciplina urbanistica di dettaglio.
La nuova legge prevede infatti che si saltino tutte le fasi di definizione, a livello locale, del quadro conoscitivo e quelle di confronto fra enti nella conferenza di pianificazione, per arrivare alla definizione di un generico Piano Urbanistico Generale in cui è proibito ai Comuni di "stabilire la capacità edificatoria, anche potenziale, delle aree del territorio urbanizzato e di quello urbanizzabile, né dettagliare gli altri parametri urbanistici ed edilizi degli interventi ammissibili".
In pratica, l'intervento urbanistico si realizza attraverso processi di rigenerazione urbana regolati da accordi fra le parti, ossia trattative negoziali tra il soggetto promotore privato e l’ente locale che, per rendere economicamente vantaggiosa l'operazione, potranno prevedere nuove edificazioni in ambito extra-urbano se "necessarie per attivare interventi di rigenerazione di parti significative del territorio urbanizzato a prevalente destinazione residenziale".
Se i rischi di un annullamento della capacità pianificatoria del Comune sono reali, altrettanto reali sono i rischi di una vanificazione dell'obiettivo dichiarato di riduzione del consumo di suolo, visto che nei 3 anni successivi all'approvazione del nuovo piano urbanistico sarà possibile realizzare tutti gli interventi urbanistici non ancora realizzati previsti dai precedenti piani urbanistici: per quanto riguarda Nonantola parliamo di 75mila mq di nuova edificazione.
Di questi rischi, pare, se ne stia accorgendo anche il legislatore regionale: il Sindaco di Minerbio, intervenuto nel confronto, ha annunciato che saranno presentati nei prossimi giorni emendamenti al testo; attenderemo di leggerli, ma temiamo che non aggiusteranno una legge sostanzialmente sbagliata sia negli indirizzi che nell'architettura.
Sinistra Italiana - Circolo di Nonantola ringrazia l'Osservatorio Ambientale per aver costruito un momento pubblico di informazione e di confronto e trae dalla discussione la più forte convinzione che la proposta di legge regionale vada profondamente cambiata, perché i processi di trasformazione del territorio devono essere sempre governati dall'Ente Locale e non determinati dall'iniziativa privata e perché c'è bisogno di un sistema, semplificato e trasparente, di regole urbanistiche ed edilizie condivise, ma non di una totale deregulation. La proposta di legge varata dalla Giunta regionale, annullando di fatto la disciplina urbanistica, rischia infatti di consegnare al privato le chiavi della città ed in mancanza di un piano urbanistico prescrittivo gli Amministratori locali si dovranno limitare ad approvare le proposte dei privati senza poter svolgere quel ruolo di guida che loro spetta, per svolgere il quale i cittadini li hanno eletti.
Entrando nel merito della proposta di legge, Sinistra Italiana segnala i punti più controversi e pericolosi:
- L’Art. 32, comma 4, vieterà ai Piani Urbanistici Generali dei comuni emiliano-romagnoli di definire la capacità edificatoria e gli altri parametri urbanistici sulle aree del territorio;
- L' Art. 38, comma 3, che definisce lo strumento del Nuovo Accordo Operativo, stabilisce che il privato sarà l'unico soggetto che potrà presentare al Comune proposte urbanistiche specifiche, la cui conformità al Piano Urbanistico Generale dovrà essere verificata dagli uffici del Comune entro il termine perentorio di 60 giorni, con effetti senza dubbio limitativi dei poteri pubblici comunali. Questi accordi, frutto della negoziazione fra le Amministrazioni comunali ed i privati, sostituiranno il Piano urbanistico operativo ed attuativo, privando il piano stesso di ogni contenuto dimensionale e localistico. Non si potrà sapere quanto e dove sorgeranno le nuove strutture residenziali e produttive e, ancor peggio, le aree destinate ai servizi. Noti e stimati urbanisti denunciano la pericolosità dei Nuovi Accordi Operativi;
- Nonostante il titolo della legge e la propaganda sui mezzi di informazione (sbarramento al 3% di consumo di suolo) questa legge non riduce il cemento. Le deroghe contenute nel disegno di legge regionale infatti (per le opere di interesse pubblico per le quali non esistono alternative per ampliamenti di attività produttive, per nuovi insediamenti produttivi strategici, per tutti gli interventi previgenti autorizzati entro tre anni dall'approvazione della legge), non solo non farà rispettare l'obiettivo del 3%, ma potremmo arrivare a sfiorare il 10% di consumo reale del suolo. La legge stabilisce inoltre che sulle aree dei nostri centri storici privi di carattere storico-architettonici, culturali e testimoniali saranno consentiti interventi per i quali sarà ammesso anche l'aumento delle volumetrie preesistenti.
Sinistra Italiana è impegnata su tutti i fronti a contrastare questa proposta di legge, anche attraverso Ordini del Giorno da discutere nei Consigli Comunali e nelle Assemblee elettive, affinché sia largo il movimento che chieda sostanziali cambiamenti di fondo.
Nonantola, 14 settembre 2017