Dopo gli sgomberi di Casa Madiba e Villa Eva e Florentina, e l'occupazione del villino Ricci, credo che a Rimini sarebbe necessario riprendere il filo del dialogo.
Io oggi stesso, giorno del Consiglio comunale, incontrerò gli occupanti del villino Ricci per ribadire la solidarietà di Sel e la disponibilità alla ricerca di una soluzione.
Occorre partire da alcuni punti fermi.
Il primo è che nessuno può essere lasciato senza un tetto sulla testa.
Se il mercato non è in grado di dare una risposta a tutti, e il Comune non arriva a tutti gli esclusi, le occupazioni diventano l'ultima via per garantire un diritto universale e come tali devono essere considerate.
Il secondo è che le amministrazioni pubbliche non possono lasciar deperire nell'abbandono beni pubblici per anni e poi accorgersi della loro esistenza solo quando ci sono cittadini che se ne riappropriano a fini sociali e collettivi.
In questo caso i movimenti devono essere ringraziati e messi in condizione di operare, non repressi.
Il terzo è che si deve dialogare da subito per superare problemi passati, arrivando anche a riconsiderare gli sgomberi appena avvenuti, e nel frattempo evitare qualsiasi ulteriore denuncia, che servirebbe solo ad avvelenare i pozzi.
Sono convinto che su queste basi un'amministrazione locale democratica non avrebbe alcuna difficoltà a muoversi e troverebbe la disponibilità al dialogo di chi in questi anni e giorni si è mobilitato.
Muoviamoci insieme in questa direzione.
On. Giovanni Paglia
Io oggi stesso, giorno del Consiglio comunale, incontrerò gli occupanti del villino Ricci per ribadire la solidarietà di Sel e la disponibilità alla ricerca di una soluzione.
Occorre partire da alcuni punti fermi.
Il primo è che nessuno può essere lasciato senza un tetto sulla testa.
Se il mercato non è in grado di dare una risposta a tutti, e il Comune non arriva a tutti gli esclusi, le occupazioni diventano l'ultima via per garantire un diritto universale e come tali devono essere considerate.
Il secondo è che le amministrazioni pubbliche non possono lasciar deperire nell'abbandono beni pubblici per anni e poi accorgersi della loro esistenza solo quando ci sono cittadini che se ne riappropriano a fini sociali e collettivi.
In questo caso i movimenti devono essere ringraziati e messi in condizione di operare, non repressi.
Il terzo è che si deve dialogare da subito per superare problemi passati, arrivando anche a riconsiderare gli sgomberi appena avvenuti, e nel frattempo evitare qualsiasi ulteriore denuncia, che servirebbe solo ad avvelenare i pozzi.
Sono convinto che su queste basi un'amministrazione locale democratica non avrebbe alcuna difficoltà a muoversi e troverebbe la disponibilità al dialogo di chi in questi anni e giorni si è mobilitato.
Muoviamoci insieme in questa direzione.
On. Giovanni Paglia