L’interrogatorio del collaboratore di giustizia Marino al Processo Aemilia è l’ennesimo pugno dello stomaco, che ogni cittadino della nostra regione dovrebbe sentire come tale.
Si parla di "soldi ammucchiati come balle e che andavano giù con i camion per i mobili", di "soldi che provenivano o dalla droga nel riminese o dagli appalti pubblici", di riciclaggio di denaro ("le lavatrici"), di bombe da mettere nelle ditte, di appartamenti e terreni fino a Milano, di assessori per i quali fare la campagna elettorale nel reggiano e/o eventualmente da "sistemare" (insieme a giornalisti scomodi) se non si fosse fatto come dicevano gli esponenti della 'ndrina dei Grande Aracri che specie nel reggiano - ma anche a Ferrara e Rimini - pare davvero avere fatto il bello e il cattivo tempo nel primo decennio del 2000; e tutti torniamo a stupirci, quando invece associazioni e attivisti di base ci ricordano ogni giorno che le trame della criminalità organizzata sono vive e vegete in Emilia Romagna, non rappresentano il residuo di un passato seppure vicino.
Lo affermano l'On. Giovanni Paglia, Yuri Torri e Lucia Lusenti, esponenti di Liberi e Uguali e rispettivamente deputato, consigliere regionale e consigliera comunale di Sinistra Italiana.
E' un quadro agghiacciante quello che emerge - osservano Paglia, Torri e Lusenti - e, nel pieno rispetto dell'attività investigativa, quello su cui occorre concentrarsi è la compiacenza - che in certi casi diventa connivenza - di pezzi del sistema imprenditoriale e delle istituzioni; un atteggiamento che ha favorito ingenti e illeciti guadagni alle 'ndrine, come conferma anche la recentissima operazione "Stige" della Dda di Catanzaro, che colpisce la potente 'ndrina dei Farao-Marincola con ramificazioni nel parmense e nel reggiano.
La magistratura sta facendo il suo difficile lavoro, ma è la politica che deve chiedersi se per essa valga lo stesso, quando si sente dire che la cosca Grande Aracri poteva con le sue attività mettere in crisi il PIL italiano.
Può sembrare una battuta, ma i numeri ci dicono che si avvicina di molto alla realtà.
Giovanni Paglia
Yuri Torri
Lucia Lusenti
Si parla di "soldi ammucchiati come balle e che andavano giù con i camion per i mobili", di "soldi che provenivano o dalla droga nel riminese o dagli appalti pubblici", di riciclaggio di denaro ("le lavatrici"), di bombe da mettere nelle ditte, di appartamenti e terreni fino a Milano, di assessori per i quali fare la campagna elettorale nel reggiano e/o eventualmente da "sistemare" (insieme a giornalisti scomodi) se non si fosse fatto come dicevano gli esponenti della 'ndrina dei Grande Aracri che specie nel reggiano - ma anche a Ferrara e Rimini - pare davvero avere fatto il bello e il cattivo tempo nel primo decennio del 2000; e tutti torniamo a stupirci, quando invece associazioni e attivisti di base ci ricordano ogni giorno che le trame della criminalità organizzata sono vive e vegete in Emilia Romagna, non rappresentano il residuo di un passato seppure vicino.
Lo affermano l'On. Giovanni Paglia, Yuri Torri e Lucia Lusenti, esponenti di Liberi e Uguali e rispettivamente deputato, consigliere regionale e consigliera comunale di Sinistra Italiana.
E' un quadro agghiacciante quello che emerge - osservano Paglia, Torri e Lusenti - e, nel pieno rispetto dell'attività investigativa, quello su cui occorre concentrarsi è la compiacenza - che in certi casi diventa connivenza - di pezzi del sistema imprenditoriale e delle istituzioni; un atteggiamento che ha favorito ingenti e illeciti guadagni alle 'ndrine, come conferma anche la recentissima operazione "Stige" della Dda di Catanzaro, che colpisce la potente 'ndrina dei Farao-Marincola con ramificazioni nel parmense e nel reggiano.
La magistratura sta facendo il suo difficile lavoro, ma è la politica che deve chiedersi se per essa valga lo stesso, quando si sente dire che la cosca Grande Aracri poteva con le sue attività mettere in crisi il PIL italiano.
Può sembrare una battuta, ma i numeri ci dicono che si avvicina di molto alla realtà.
Giovanni Paglia
Yuri Torri
Lucia Lusenti