Il sindaco di Ravenna ha ragione.
La politica di estrazione di idrocarburi è legata a una precisa scelta di politiche energetiche.
Il problema è che quella scelta è sbagliata e non condivisibile.
L'Italia non è più quella di alcuni anni fa e oggi produce il 36% del proprio fabbisogno grazie a fonti rinnovabili.
Questo dato può ancora crescere sensibilmente e soprattutto accompagnarsi ad una seria politica di efficientamento energetico di cui oggi non c'è traccia.
Non si capisce quindi in base a quale ragione l'Italia, e in particolare l'Emilia Romagna, dovrebbero diventare terra di estrazione, con tutti i problemi noti di carattere ambientale, tanto più in un momento non di breve periodo, secondo tutti gli analisti, segnato dal crollo del prezzo degli idrocarburi.
Ravenna sta già dando molto in termini di danni subiti a causa della subsidenza indotta da piattaforme estrattive che andrebbero limitate, non certo incentivate ad operare.
Ma soprattutto non si dice nulla su un punto dell'accordo su cui sarebbe lecito attendersi una seria autocritica, ovvero quello in cui il Comune si impegna a fare pressioni sulla Regione per conto di ENI.
Non si capisce infatti in base a quale principio questo debba e possa accadere, e soprattutto sulla base di quale interesse pubblico.
Rimango invece curioso di sapere quali garanzie si siano ottenute questa volta sulla re-iniezione di liquidi all'Angela-Angelina, dato che gli impegni presi in tal senso da anni non sono mai stati portati a termine.
On. Giovanni Paglia
La politica di estrazione di idrocarburi è legata a una precisa scelta di politiche energetiche.
Il problema è che quella scelta è sbagliata e non condivisibile.
L'Italia non è più quella di alcuni anni fa e oggi produce il 36% del proprio fabbisogno grazie a fonti rinnovabili.
Questo dato può ancora crescere sensibilmente e soprattutto accompagnarsi ad una seria politica di efficientamento energetico di cui oggi non c'è traccia.
Non si capisce quindi in base a quale ragione l'Italia, e in particolare l'Emilia Romagna, dovrebbero diventare terra di estrazione, con tutti i problemi noti di carattere ambientale, tanto più in un momento non di breve periodo, secondo tutti gli analisti, segnato dal crollo del prezzo degli idrocarburi.
Ravenna sta già dando molto in termini di danni subiti a causa della subsidenza indotta da piattaforme estrattive che andrebbero limitate, non certo incentivate ad operare.
Ma soprattutto non si dice nulla su un punto dell'accordo su cui sarebbe lecito attendersi una seria autocritica, ovvero quello in cui il Comune si impegna a fare pressioni sulla Regione per conto di ENI.
Non si capisce infatti in base a quale principio questo debba e possa accadere, e soprattutto sulla base di quale interesse pubblico.
Rimango invece curioso di sapere quali garanzie si siano ottenute questa volta sulla re-iniezione di liquidi all'Angela-Angelina, dato che gli impegni presi in tal senso da anni non sono mai stati portati a termine.
On. Giovanni Paglia