La disdetta della contrattazione aziendale da parte della Sica di Alfonsine costituisce un attacco e una prova di forza verso i lavoratori del tutto inaccettabile ed in quanto tale deve essere contrastata.
Sono le parole dell'on. Giovanni Paglia, deputato ravennate di SEL, e di Claudio Fabbri, candidato alle prossime regionali nella lista provinciale di SEL e presidente dell'Anpi di Alfonsine.
E i rappresentanti del partito stamattina hanno portato la loro solidarietà al presidio organizzato dalla FIOM-CGIL.
Noi stiamo dalla parte dei lavoratori della Sica - proseguono Paglia e Fabbri - perché questa decisione unilaterale dell'azienda incide direttamente sulle loro condizioni di vita: a causa della disdetta della contrattazione aziendale, infatti, essi infatti perderanno almeno 250-300 euro al mese da uno stipendio che non supera i 1200-1300 euro, si vedranno cancellata la quattordicesima, la festività del 10 aprile (Liberazione di Alfonsine dal nazifascismo) e altri diritti acquisiti.
L'azienda non è affatto in crisi - concludono Paglia e Fabbri - quindi non vi sono reali motivi per queste scelte se non quella di aumentare i profitti sulla pelle dei lavoratori che, tra le altre cose, non richiedono aumenti salariali bensì semplicemente il rispetto di condizioni in essere dal 1972.
On. Giovanni Paglia
Claudio Fabbri
Sono le parole dell'on. Giovanni Paglia, deputato ravennate di SEL, e di Claudio Fabbri, candidato alle prossime regionali nella lista provinciale di SEL e presidente dell'Anpi di Alfonsine.
E i rappresentanti del partito stamattina hanno portato la loro solidarietà al presidio organizzato dalla FIOM-CGIL.
Noi stiamo dalla parte dei lavoratori della Sica - proseguono Paglia e Fabbri - perché questa decisione unilaterale dell'azienda incide direttamente sulle loro condizioni di vita: a causa della disdetta della contrattazione aziendale, infatti, essi infatti perderanno almeno 250-300 euro al mese da uno stipendio che non supera i 1200-1300 euro, si vedranno cancellata la quattordicesima, la festività del 10 aprile (Liberazione di Alfonsine dal nazifascismo) e altri diritti acquisiti.
L'azienda non è affatto in crisi - concludono Paglia e Fabbri - quindi non vi sono reali motivi per queste scelte se non quella di aumentare i profitti sulla pelle dei lavoratori che, tra le altre cose, non richiedono aumenti salariali bensì semplicemente il rispetto di condizioni in essere dal 1972.
On. Giovanni Paglia
Claudio Fabbri