Domani alle 11, al ministero dello Sviluppo economico, si terrà l'ennesimo incontro-verità sull'ex Bredamenarinibus di Bologna.
E' il tavolo che doveva riunirsi il 9 maggio, ma è slittato a domani e di rinvio in rinvio le cose si trascinano così dal 19 aprile scorso.
I dipendenti della storica fabbrica italiana di autobus si riuniranno in sala mensa per seguire in diretta l'andamento della discussione.
L'idea sarebbe di trovare il mondo di trasmettere dal vivo le considerazioni che si faranno per permettere agli operai di ascoltarle con le loro orecchie; in alternativa con un 'ponte' telefonico si faranno aggiornamenti ogni 5 o 10 minuti.
Stavolta poi l'assemblea è in fabbrica (la precedente si tenne in un centro sociale) e non è da escludere che, in caso di fumata nera, l'assemblea decida subito di 'rispondere' con delle iniziative.
La sensazione però è che ancora una volta il tavolo ministeriale servirà più che altro a prendere tempo.
E' il sospetto che aleggia anche tra gli esponenti di Sinistra Italiana: il ministero dello Sviluppo economico "si comporta come se non ci fosse un'emergenza e continua a non pressare i privati che sembra vogliano esportare in Turchia l'intera produzione", dicono il capogruppo in Regione Igor Taruffi e il parlamentare Giovanni Paglia, invocando dalla Regione un atto di forza: viale Aldo Moro ha affidato a Industria Italiana Autobus l'appalto per il rinnovo del parco mezzi, "ed è quantomeno ironico che si rischi di arrivare all'epilogo della storia dello stabilimento Bredamenarinibus di Bologna a fronte di un investimento pubblico di tale portata. Ma siamo disposti a un gesto davvero politico, revocare l'appalto e tutte le commesse pubbliche, rispondendo così a chi non dovesse onorare il piano industriale presentato negli anni scorsi?".
Per Taruffi e Paglia il rischio è che quello di domani sia un incontro "inconcludente, come tutti i precedenti, visto l'atteggiamento che il Governo ha fin dal 2014, ovvero da quando sosteneva che il passaggio da Finmeccanica a Industria Italiana Autobus, con un roboante piano industriale, avrebbe non solo salvato i lavoratori a rischio licenziamento, ma rilanciato la produzione di autobus in Italia".
Invece per Bologna lo scenario è diverso: addetti in cig, bus costruiti in Turchia o Polonia e materiali che prendono la strada di Avellino.
A quanto pare, non solo i materiali: alcuni operai hanno avvistato uno spostamento dei carrelli con gli attrezzi di lavoro dei dipendenti.
Insomma, in fabbrica si continua a temere il peggio; e anche se l'azienda ha ridimensionato la questione (rientrano nell'ambito della riduzione del personale), vanno avanti gli incontri per proporre buonuscite al personale.
Finora sono stati incontrati 22-23 dipendenti, ma pare che nessuno abbia aderito alla proposta.
Sia come sia l'occupazione e l'azienda vanno salvate: "Perdere le professionalità, la storia contrattuale lì racchiusa, la possibilità di rilanciare un settore strategico come quello della produzione di autobus, in un'area industriale che potrebbe invece diventare un polo della mobilità - dice Paolo Brugnara, segretario di SI a Bologna - sarebbe l'ennesima dimostrazione dell'incapacità della politica di ragionare con uno sguardo lungo e di guidare lo sviluppo"; sarebbe "un fallimento per la politica e le istituzioni, oltre all'ennesima dimostrazione dell'irresponsabilità di una parte del mondo imprenditoriale".
Dall'Agenzia Dire del 24 maggio 2017
E' il tavolo che doveva riunirsi il 9 maggio, ma è slittato a domani e di rinvio in rinvio le cose si trascinano così dal 19 aprile scorso.
I dipendenti della storica fabbrica italiana di autobus si riuniranno in sala mensa per seguire in diretta l'andamento della discussione.
L'idea sarebbe di trovare il mondo di trasmettere dal vivo le considerazioni che si faranno per permettere agli operai di ascoltarle con le loro orecchie; in alternativa con un 'ponte' telefonico si faranno aggiornamenti ogni 5 o 10 minuti.
Stavolta poi l'assemblea è in fabbrica (la precedente si tenne in un centro sociale) e non è da escludere che, in caso di fumata nera, l'assemblea decida subito di 'rispondere' con delle iniziative.
La sensazione però è che ancora una volta il tavolo ministeriale servirà più che altro a prendere tempo.
E' il sospetto che aleggia anche tra gli esponenti di Sinistra Italiana: il ministero dello Sviluppo economico "si comporta come se non ci fosse un'emergenza e continua a non pressare i privati che sembra vogliano esportare in Turchia l'intera produzione", dicono il capogruppo in Regione Igor Taruffi e il parlamentare Giovanni Paglia, invocando dalla Regione un atto di forza: viale Aldo Moro ha affidato a Industria Italiana Autobus l'appalto per il rinnovo del parco mezzi, "ed è quantomeno ironico che si rischi di arrivare all'epilogo della storia dello stabilimento Bredamenarinibus di Bologna a fronte di un investimento pubblico di tale portata. Ma siamo disposti a un gesto davvero politico, revocare l'appalto e tutte le commesse pubbliche, rispondendo così a chi non dovesse onorare il piano industriale presentato negli anni scorsi?".
Per Taruffi e Paglia il rischio è che quello di domani sia un incontro "inconcludente, come tutti i precedenti, visto l'atteggiamento che il Governo ha fin dal 2014, ovvero da quando sosteneva che il passaggio da Finmeccanica a Industria Italiana Autobus, con un roboante piano industriale, avrebbe non solo salvato i lavoratori a rischio licenziamento, ma rilanciato la produzione di autobus in Italia".
Invece per Bologna lo scenario è diverso: addetti in cig, bus costruiti in Turchia o Polonia e materiali che prendono la strada di Avellino.
A quanto pare, non solo i materiali: alcuni operai hanno avvistato uno spostamento dei carrelli con gli attrezzi di lavoro dei dipendenti.
Insomma, in fabbrica si continua a temere il peggio; e anche se l'azienda ha ridimensionato la questione (rientrano nell'ambito della riduzione del personale), vanno avanti gli incontri per proporre buonuscite al personale.
Finora sono stati incontrati 22-23 dipendenti, ma pare che nessuno abbia aderito alla proposta.
Sia come sia l'occupazione e l'azienda vanno salvate: "Perdere le professionalità, la storia contrattuale lì racchiusa, la possibilità di rilanciare un settore strategico come quello della produzione di autobus, in un'area industriale che potrebbe invece diventare un polo della mobilità - dice Paolo Brugnara, segretario di SI a Bologna - sarebbe l'ennesima dimostrazione dell'incapacità della politica di ragionare con uno sguardo lungo e di guidare lo sviluppo"; sarebbe "un fallimento per la politica e le istituzioni, oltre all'ennesima dimostrazione dell'irresponsabilità di una parte del mondo imprenditoriale".
Dall'Agenzia Dire del 24 maggio 2017