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Femminicidio, politica e diritti delle donne

11/9/2013

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In Italia e a livello mondiale, la diffusione degli omicidi basati sul genere ha assunto proporzioni allarmanti”. Tali omicidi, sono “culturalmente e socialmente radicati, continuano ad essere accettati, tollerati e giustificati, laddove l’impunità costituisce la norma”.

Ne abbiamo parlato alla recente Festa regionale di Sel con Teresa Debbi, Giovanna Fava, Ethel Carri, Carmen Marini, Elena Tagliani Alessandro Arrighi.

Le donne muoiono principalmente per mano dei loro mariti, ex-mariti, padri, fratelli, fidanzati o amanti, innamorati respinti. Insomma per mano di uomini che avrebbero dovuto rappresentare una sicurezza.
I numeri in Italia sono impietosi: muore di violenza maschile una donna ogni due o tre giorni. Ma questi sono appena un’approssimazione: non esiste, infatti, un monitoraggio nazionale che metta insieme i dati delle varie associazioni con gli sforzi dei volontari fai-da-te e con quelli delle istituzioni che a diverso titolo hanno a che fare con la violenza contro le donne: quando non si conosce un fenomeno o addirittura lo si disconosce è impossibile affrontarlo.

Lo si considera nella sua problematicità contingente, un dramma umano, personale e familiare. Invece è molto di più, è problema politico e culturale, figlio di un sistema di valori profondamente ingiusto che va modificato.

E’ stata una iniziativa con una grande partecipazione e un vivace dibattito che aiuterà Sinistra Ecologia e Libertà nelle battaglie necessarie in parlamento e nel paese. Sel ha depositato un disegno di legge per inserire l’insegnamento dell’educazione sentimentale nelle scuole.

Le reti di servizi e i centri antiviolenza si prodigano con determinazione, ma altrettanta fatica, perché sono pochi in numero e hanno finanziamenti a goccia dagli enti locali e dallo Stato.
L’11 maggio del 2011 il Consiglio d’Europa ha varato la Convenzione di Istanbul, il primo strumento giuridicamente vincolante per gli Stati in materia di violenza sulle donne e violenza domestica.

Al suo interno sono espresse misure per la prevenzione della violenza e per la protezione delle vittime, oltre ai i procedimenti penali per i colpevoli; la convenzione, inoltre, definisce e criminalizza le diverse forme di violenza contro le donne tra cui il matrimonio forzato, le mutilazioni dei genitali femminili, lo stalking, le violenze fisiche e psicologiche e la violenza sessuale.

Le prospettive sono da ricercare in una garanzia di maggiore lavoro e più stabile per le donne e in un cambio di passo per quanto attiene alla cultura della differenza tra genere maschile e femminile che deve considerare la libertà e l’autodeterminazione delle donne.

Non è un caso che Laura Boldrini nel suo discorso di insediamento alla Camera abbia affermato

- dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore -, noi aggiungiamo che occorre maggiore attenzione ai tempi dei processi che riguardano la violenza e i femminicidi.

Elena Tagliani del Coordinamento Sel Emilia Romagna

Teresa Debbi del Cordinamento Sel di Reggio Emilia

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